Mister Ikea e Tyler Durden – una riflessione a tiepido su Fight Club

Agli sgoccioli del decennale dell’uscita di Fight Club nelle sale mi sento in dovere di considerare con un martello in mano molte delle menate che qualche fanatico e qualche tardoadolescente troppo esaltato ne ha fatto saltar fuori.
Prima di tutto, non è un film di botte, il titolo fa chiaro riferimento al confronto fisico ed esso è il fulcro, ma non necessariamente il nocciolo. Le scene di picchiamento scandiscono l’intreccio del film, ma si guardi oltre. La pellicola è sgradevole da vedere e così come il suo contenuto, già dalle prime immagini non fa nessun tentativo per piacere. I dialoghi sono un punto di forza ed è da uno di questi che voglio iniziare. Ed Norton e Brad Pitt si incontrano per la seconda volta, sono in bar, a Ed è appena saltata in aria la casa e passa in rassegna tutte le cose che stavano per farlo diventare perfetto, completo, ora è spaesato. Brad non lo consola e dice che forse è meglio così, si è sbarazzato di tante cose assurde, inutili comprate su consiglio di personaggi televisivi che dettano gli standard per essere uomini di questa società:

Ed:   "L’arredatrice Martha Stewart!"
Brad: "Fanculo Martha Stewart! Martha sta lucidando i pomelli del Titanic, va tutto a fondo…"

L’immagine è bellissima -ci si potrebbe vedere una profezia all’attuale crisi economica- siamo a servizio dei prodotti che consumiamo e che ci appartengono, non solo, questi beni sono quelli che promettono felicità. In forza di questa promessa si è passati dalla pornografia all’arredomania, si passa dall’ingannare un bisogno biologico da riproduzione al chiudersi in bagno col catalogo Ikea, bisogno indotto artificiale. Proprio qui sta il motivo degli incontri fisici: dal momento in cui la società ti propina tante soluzioni fittizie, buone solo a convincere in un qualche modo la mente, la corporeità e i suoi bisogni si rivelano efficaci nodi di senso e di partenza per riprendere possesso della propria umanità in maniera ancestrale (il pensiero occidentale ha abbandonato 2500 anni fa con Platone la parità corpo e mente -io sono corpo, io sono mente- a completo vantaggio e supremazia della mente, ndr).

Immersi dell’ideologia dell’egoismo competitivo si perde il sonno, nasce un malessere. Il film mostra una possibilità di come riprendere la padronanza di se stessi, oltre ogni ossessione di autoperfezionamento. Fight Club auspica una liberarazione da una mentalità che vuole persone sempre in ricerca di una sicurezza di sé e di buona autostima. Esce dalla bocca proprio di Brad Pitt: "l’automiglioramento è masturbazione", "non si sia mai perfetti, evolviamoci!" Non solo: si propone la necessità di avere coscienza della propria morte e non paura di essa e l’ipotesi che esiste un dio e tu, uomo, non gli possa piacere.
L’idea di produrre e rivendere saponette di qualità fatte col grasso umano rubato dalla clinica per liposuzioni è un’idea geniale, metafora di come si possa abbattere il sistema usandone le stesse ligiche, la stessa ideologia. Fin qui il punto il vista è interessante, stimolante, apre le vedute. Ci si potrebbe fermare qui, ma il film va oltre.

La libertà che promuove è tale solo se si perde ogni speranza, il prezzo mi sembra un po’ troppo alto.
L’autoconservazione è considerata un impedimento al vivere, personalmente l’appoggio, ma ci si rende conto delle conseguenze?
Il progetto Meyem è una organizzazione terroristica, certo, senza fini di ammazzamento, ma ha alla base una anarchia fondamentalista.
Ci si fermi alla critica sulla società dei consumi, quella del cosiddetto benessere, si accolga l’invito a ristabilire le priorità della propria condizione umana. Il film e il libro non vogliono fare propaganda, si apprezzino gli eccessi solo nella finzione cinematografica e letteraria, se proprio si vuole proseguire si scelgano tematiche più sobrie: resta un bel film sull’insonnia, sulla relazione che abbiamo con il nostro io ideale. Si può discutere sulla scelta di aver ingaggiatp Brad Pitt per un film di questo genere e il fatto stesso che abbia accettato. Non sarebbe male soffermarsi sulla figura di Marla, personaggio -a mio parere- pieno di fascino, e analizzare la relazione col protagonista diventerebbe interessante… qui smetto, ho già seccato abbastanza.

Questa voce è stata pubblicata in Intrattenimento. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento